UNA MALATTIA RARA SU BASE GENETICA

La sindrome di Prader-Willi (PWS) è una malattia genetica rara. È una patologia congenita con una considerevole complessità clinica e rappresenta la causa più comune di obesità sindromica.

Colpisce entrambi i sessi con la stessa frequenza ed è presente in tutti i gruppi etnici, con una prevalenza stimata di 1 caso su 25.000, che sembra essere maggiore nella popolazione caucasica.


Quali sono le cause della sindrome di Prader-Willi?

A causare la Sindrome di Prader-Willi è un’anomalia genetica che coinvolge alcuni geni localizzati a livello del braccio lungo del cromosoma 15 ereditato dal padre.

Questa condizione si può verificare perché sul cromosoma 15 i geni paterni sono assenti o difettosi, oppure perché sono presenti due copie del cromosoma 15 della madre. Le anomalie del cromosoma 15 determinano un’alterazione delle funzioni dell’ipotalamo responsabili della crescita psico-fisica, dello sviluppo sessuale, della regolazione della temperatura corporea, del senso di sazietà, del sonno e del tono dell’umore.

La sindrome di Prader-Willi è perlopiù causata da un errore genetico casuale e non è ereditaria.

COME SI DIAGNOSTICA?

L’effettuazione dei test diagnostici avviene a partire dall’osservazione clinica: in presenza di segni e sintomi di sospetto la diagnosi di Sindrome di Prader Willi deve essere confermata dall’analisi genetica, con un test di biologia molecolare e/o con una indagine citogenetica, mediante un semplice prelievo di sangue.


QUALI SONO I SINTOMI DELLA SINDROME DI PRADER-WILLI?

Il quadro clinico sembra riconducibile a una disfunzione ipotalamica e interessa molteplici organi e apparati, e varia notevolmente tra i diversi pazienti e anche nel corso della vita stessa del paziente.

L’andamento è tipicamente a 2 fasi: il periodo neonatale e la prima infanzia sono contraddistinti da una marcata riduzione del tono muscolare (ipotonia), che causa una difficoltà di suzione con iniziale scarso accrescimento, nonché una ritardata acquisizione delle principali tappe dello sviluppo neuromotorio.

Nella fase successiva, generalmente tra il secondo e il quarto anno di vita, si assiste a un progressivo miglioramento dell’ipotonia e a un aumento patologico dell’appetito (iperfagia), dovuto a un mancato senso di sazietà.

In assenza di un adeguato trattamento, ne consegue in pochi anni lo sviluppo di un’obesità di grado elevato, resistente al trattamento dietetico e farmacologico, che porta nelle età successive a gravi complicazioni di natura cardiorespiratoria (sindrome delle apnee notturne, insufficienza respiratoria, ipertensione arteriosa, scompenso cardiaco), metabolica (diabete mellito, iperuricemia, dislipidemia) e osteoarticolare (ginocchio valgo, piede piatto).

A queste problematiche si sommano:

  • disfunzioni ormonali (tra cui l’ipogonadismo e la conseguente osteoporosi, l’ipotiroidismo centrale, la bassa statura determinata dal deficit dell’ormone della crescita, l’iposurrenalismo centrale);
  • dismorfismi (alterazioni caratteristiche del viso, mani e piedi piccoli);
  • ipopigmentazione cutanea;
  • assenza di vomito;
  • ridotta sensibilità al dolore;
  • patologia ortopedica (cifosi e scoliosi);
  • patologia oculistica (strabismo, miopia);
  • disabilità intellettiva (da lieve a grave);
  • disturbi comportamentali e psichiatrici (tra cui scatti d’ira, comportamento sociale inappropriato, testardaggine, autolesionismo cutaneo, disturbo oppositivo-provocatorio, labilità dell’umore, impulsività, polemicità, depressione, ansia, veri e propri disturbi psicotici).

CHE IMPATTO HA SULLA VITA DEL PAZIENTE?

Le numerose problematiche che affliggono i soggetti con sindrome di Prader-Willi, e in particolare la necessità di un controllo ferreo dell’introito alimentare, il deficit cognitivo e le turbe comportamentali, limitano significativamente le relazioni sociali e la possibilità di una vita indipendente, condizionando negativamente la loro qualità di vita.

È tuttavia da sottolineare come la diversa espressione clinica della patologia nei vari pazienti fa sì che, in un adeguato contesto familiare e di supporto sociale, vi siano casi di buon inserimento sia nell’ambito scolastico e successivamente lavorativo (in ambito protetto), che soddisfacenti relazioni tra pari e nella vita di comunità.

L’obesità è il principale fattore che influenza la prognosi della sindrome di Prader-Willi, perché espone i pazienti a complicazioni quali diabete di tipo 2, ipertensione, sindrome metabolica, apnee notturne, malattie epatiche e renali.

Prevenzione

Per questa malattia non esiste alcun tipo di prevenzione.


QUALI SONO LE TERAPIE ATTUALMENTE DISPONIBILI?

Accanto alla diagnosi precoce, la presa in carino multidisciplinare può migliorare notevolmente l’evoluzione del quadro clinico, per quanto riguarda sia gli aspetti legati alla statura, alle dimensioni delle estremità, al peso e alla composizione corporea, sia quelli cognitivi.

L’alimentazione è un’importante componente del trattamento della sindrome di Prader-Willi. I neonati e i bambini fino a circa due anni hanno difficoltà ad alimentarsi a causa della riduzione del tono muscolare, quindi è necessario fornire loro formule ad alto contenuto calorico o appositi metodi di alimentazione per aiutarli ad aumentare di peso, sotto controllo pediatrico. Successivamente, da quando subentra l’iperfagia e l’assenza del senso di sazietà, è importante far seguire al bambino e all’adulto una dieta sana e ipocalorica e incoraggiare il movimento e l’attività fisica per controllare il peso.

Sono attualmente in corso di valutazione numerosi farmaci per il controllo dell’iperfagia, i cui risultati sono attesi nei prossimi anni. Ci sono inoltre alcuni studi che hanno valutato l’efficacia della terapia chirurgica dell’obesità, senza tuttavia essere ancora giunti a una conclusione definitiva.

La terapia con l’ormone di crescita (GH) rende stabile l’indice di massa corporea (IMC), migliorando il tono muscolare e riducendo il grasso corporeo, permette la crescita della statura e, nei bambini trattati nel corso dei primi mesi di vita, migliora lo sviluppo cognitivo.
In alcuni casi l’endocrinologo può prescrivere una terapia ormonale sostitutiva a partire dalla pubertà, per compensare i bassi livelli di ormoni sessuali e ridurre il rischio di perdita di densità ossea (osteoporosi).

Il trattamento multidisciplinare può prevedere anche la fisioterapia per migliorare le capacità di movimento e la forza e per correggere le problematiche posturali, osteoarticolari e ortopediche. Il supporto della psicoterapia può aiutare gestire i disturbi comportamentali, i comportamenti ossessivo-compulsivi, i problemi psicologici, i disturbi dell’umore.

Per quanto riguarda le altre manifestazioni cliniche, la terapia è sovrapponibile a quella che si utilizza nella popolazione generale, tenendo però presente che nella popolazione dei soggetti che soffrono di Sindrome di Prader-Willi è più frequente osservare reazioni esagerate o paradosse ai farmaci, il che impone il loro utilizzo iniziale con dosaggi ridotti.

Allo stato attuale non è ancora ipotizzabile nei pazienti con Sindrome di Prader-Willi una terapia genica, sebbene stiano emergendo i primi dati nel modello animale.

QUALI SPECIALISTI SONO COINVOLTI NELLA CURA DI QUESTA PATOLOGIA?

Le numerose problematiche di ordine sanitario che contraddistinguono la Sindrome di Prader-Willi rendono necessario un approccio multidisciplinare e multiprofessionale, che comprende gran parte delle specialità mediche:

  • il pediatra e l’internista (a seconda della fascia d’età);
  • l’endocrinologo e il diabetologo;
  • il dietologo;
  • il fisiatra;
  • il neuropsichiatra;
  • il neurologo e lo psichiatra;
  • lo psicologo;
  • l’odontoiatra;
  • l’oculista;
  • il dermatologo;
  • il chirurgo e l’anestesista;
  • l’ortopedico;
  • il cardiologo;
  • l’otorinolaringoiatra;
  • il pneumologo.

Senza dimenticare altre importanti figure professionali, quali il fisioterapista, il nutrizionista, il logopedista e l’infermiere professionale.